Spigolature cretesi

Stavros
BOE?!
In Grecia sono dappertutto, anche a Creta in Ottobre, con il cielo coperto e con il sole, dall’alba al tramonto, con mare calmo o mosso. Sono bagnanti, prevalentemente donne, ma non solo, che se ne stanno a mollo per ore con l’acqua fino al collo, il cappello in testa e anche gli occhiali da sole, spesso in compagnia, facendo quattro chiacchere. Si spostano di poco o niente, nuotando a cagnolino. Già nel Dodecaneso, tre anni fa, le avevamo soprannominate Finte Boe, perché durante la ricerca degli ancoraggi, con il sole contro, poteva essere difficile distinguerle dalle boe che delimitano l’area bagnanti. La finta boa ha sempre una ragione d’essere. D’estate con il sole cuocente se ne sta al fresco senza scottarsi. Verso fine stagione, quando il vento a volte è frescolino e l’acqua bella tiepida, se ne sta a bagno senza prendere freddo. Ci provo anch’io alla fine di una lunga nuotata, quando mani e piedi cominciano a infreddolirsi. Funziona!

IL CONTO PER FAVOREfinepasto
Ormai abbiamo capito che, come contorno, una sola insalata greca in 4 è più che sufficiente. Una volta tanto si arriva a fine pasto avendo mangiato il giusto. Errore! Perché quando chiedi il conto, immancabilmente, prima ti portano la bottiglietta di Raki (grappa locale), il piattino con la polenta dolce, la frutta carammellata con il miele, a volte la torta al cioccolato con il gelato. E non è che puoi lasciarli lì! E di nuovo finisce che si mangia troppo…

MARECreta_timone
Egoisticamente, godersi una bella veleggiata, seppure con onda laterale incrociata, ben fastidiosa, che fa star male tutti tranne te; meravigliarti di come abbia potuto stare così a lungo senza tutto questo; ringraziare che nessuno degli altri voglia stare al timone e che Andromeda sia un catamarano, perché una bolina del genere, per ore, con un monoscafo tutto inclinato forse non te la saresti goduta altrettanto; pensare nuovamente che è così che vorresti vivere. Ci sarà una ragione se non soffri per niente il mal di mare e invece il mal di terra ti va avanti per giorni e giorni… FERMATE LA SCRIVANIA!

CLANDESTINO
Finalmente una bolina larga, facile da tenere, che punta dritta a destinazione, senza tanti patemi, anche se poggi un po’. Vento allegro e onda benevola. E uno scricciolo di uccellino appollaiato sul manubrio della bicicletta assicurata vicino al timone, che cerca di tenersi contrastando il vento. Ci scrocca un passaggio! A fatica, sfruttando i momenti di calma, si porta sulle draglie di poppa, dov’è più riparato.

Restiamo ammaliati come ragazzini. Poi cala il vento, l’onda comincia a sballottarci, la randa prende a sbattere e una delle scotte lo colpisce in pieno facendolo volar via, per fortuna quando siamo già vicino alla costa. Siamo in quattro a bordo, ma all’improvviso la barca sembra vuota!

Centimetri di decenza

shortsA quanto pare l’estensione dell’area di pelle nuda che dio può sopportare è variabile.

Samos, Grecia 2012: in visita al monastero di non so più chi o cosa,  io e mia cognata ci presentiamo in maglietta e pantaloncini. Sono più o meno corti uguali, ma veniamo fermate all’ingresso da quello che chiamerò un “controllore di decenza”, e mia cognata, dalle gambe sicuramente più lunghe e affusolate delle mie, viene ritenuta non idonea. Però le forniscono una lunga gonna blu con elastico in vita per coprirsi durante la visita, mentre io passo tranquillamente così come sono. Osservo scherzosamente che forse il controllore era stato “turbato” dalle sue gambe e non dalle mie, da cui la differenza di giudizio.

Barcellona, Spagna 2014: Il  nostro gruppo di 6 donne di età e aspetto variabile, viene fermato all’ingresso del chiostro della cattedrale gotica perché a spalle nude. Ce le copriamo con quel che abbiamo, ma in due non passiamo la prova “calzone corto”. Provo ad obiettare al controllore il fatto che davanti a noi stanno sfilando ragazze con gonne  o pantaloni molto più corti dei miei. Niente da fare, la selezione è a suo insindacabile giudizio!  Ci allontaniamo, Lucia si avvolge una felpa intorno ai fianchi, a mo’ di gonna, e riesce a entrare. Potrei escogitare anch’io qualcosa, ma non lo faccio per una questione di principio, e decido di restarmene fuori.
Pochi minuti dopo, all’ingresso della cattedrale vera e propria, dietro l’angolo, adotto l’accortezza di calarmi un po’ i pantaloncini su fianchi, secondo la moda corrente,  poi copro i fianchi allungando la maglietta, e passo totalmente inosservata. Probabilmente non sarebbe neanche stato necessario, visto che qui il controllore non batte ciglio davanti a striminziti abitini di giovani turiste tedesche, con spalle e gambe nudissime.

Non sarà che il criterio di decenza sia legato alla valutazione estetica, declinabile in due modi, applicabili a scelta?
A – Non ti lascio passare perché sei troppo scoperta e la tua bellezza mi turba e mi induce a pensieri peccaminosi
B – Non ti lascio passare perché sei troppo scoperta e la tua bruttezza è di per sé un’offesa al comune senso della decenza

Inutile dire che nessun uomo in calzoni corti e canotta è stato fermato. Inutile aggiungere che a controllare non mettono mai una donna!

Back to the future

nomi di lingue Ho appena finito di ascoltare una TED TALK  in cui un economista mette in relazione l’indole più o  meno risparmiatrice di certi popoli con il fatto che la struttura della loro lingua preveda o meno il tempo futuro. La teoria, per quanto affascinante, mi sembra un po’ azzardata e in ogni caso le analisi prodotte non mi convincono. Ma l’argomento in sé è affascinante. Il pensiero che ciò che siamo venga in parte modellato anche dalla lingua che parliamo mi ha sempre intrigato molto.  Dopotutto la capacità di produrre un linguaggio è una delle caratteristiche essenziali dell’essere umano ed è ovvio che la lingua funga da filtro attraverso cui percepiamo il mondo.
Da qualche parte ho letto che alcune popolazioni andine parlano una lingua (aymara o qualcosa del genere) che colloca il futuro topograficamente DIETRO e non AVANTI, come fanno invece tutte le altre lingue. Non è incredibile? Siamo così abituati a parlare con metafore spaziali che collocano il futuro avanti a noi che  ci sembra una cosa assolutamente logica, scontata. Ma a pensarci bene non lo è.  D’altra parte l’importanza della lingua è sotto i nostri occhi tutti i giorni. Cambiare il nome delle cose per privarle di una connotazione negativa è all’ordine del giorno, basta pensare a “escort” o “rimborso elettorale”. Cambiare le parole non è solo una questione di forma, a  volte fa cambiare la sostanza. E mi torna alla mente il caro vecchio Orwell, le cui previsioni sono andate ben oltre il  suo pur lontano 1984.  A parte il concetto di grande fratello, che oggi non si può nominare senza fuorvianti riferimenti televisivi, quella che mi era sembrata una trovata geniale era che il regime da lui descritto cancellava dal vocabolario le parole che esprimevano concetti scomodi, per arrivare a eliminare i concetti stessi.  Libertà era una di queste. Non ricordo le altre. Anzi voglio proprio cercare il libro e rileggerlo, da qualche parte devo ancora averlo.
Una strana concatenazione di pensieri stasera, a volte va così!

Post 27 di 30 – quasi una luna piena fa…