In acqua

Libera dalla gravità, sospesa nel tempo e nello spazio, ignara del freddo o del caldo, del sale o del cloro, del vento o del sole.
Ad ogni bracciata, bollicine di respiro, movimento sulla pelle, nessuna fatica, solo avanzamento, come se fosse per inerzia.
In acqua meglio che nell’aria, vallo a spiegare ai polmoni che non la puoi respirare.
Prova a spiegarlo a chi parla – incredulo – di noia.
O non provarci affatto e continua a nuotare, vasca dopo vasca, la testa che si svuota, la coscienza che si rasserena; bracciata dopo bracciata, il fondale che scorre, la costa che si snoda, il promontorio che si avvicina. L’orizzonte no, ma a volte ti pare che, a nuoto, forse raggiungeresti anche quello.

eolie

Sola me ne vo per la città

In visita alla città natale, che di solito trovo ogni volta più deserta e desolata, mi sorprendo di fronte al brulicare di persone per le vie del centro in un pomeriggio a fine giornata lavorativa. Poi capisco: la partita, i bar con maxischermo all’aperto, la droga nazionale. Deserta no,  ma DESOLANTE…

Roccia, sole, acqua

Più salgo più valgo” è il motto degli alpini. Però, dico io, la discesa dove la mettiamo? Ovvio che non possa aspirare alla stessa gloria, perché di completare la salita fino alla vetta lo decidi tu, ma poi devi scendere per forza, non puoi mica restare lassù! Eppure la fatica e le difficoltà della discesa sono spesso maggiori e vanno a sommarsi alla stanchezza della salita, tanto che, delle volte, la vera impresa mi sembra proprio il ritorno.

Foto monte SvinjakNon mi riferisco a nessuna prodezza alpinistica, di cui sarei assolutamente incapace, ma i pensieri erano esattamente questi mentre scendevo la ripida china del monte Svinjak, nei pressi di Bovec, Slovenia. Una bella montagna verde e aguzza, come la disegnerebbe un bambino, quasi un piccolo Cervino, se mi perdonate il paragone, visti i “miseri” 1650 m di altezza. Solo che per arrivare in cima devi farti tutti i 1200 metri di dislivello dalla partenza, su per un sentiero in costante pendenza, senza quasi parti in piano, e bello esposto nelle parti finale a picco sulla spettacolare valle dell’Isonzo. Gli scorci mozzafiato valgono tutta la fatica di salire… quella di scendere non saprei!

Ero sicura, mentre salivo con Eugenia, che il rientro sarebbe stata una sofferenza. Per le ginocchia, la schiena, i piedi. Al caldo però non avevo pensato. Nei giorni precedenti una arietta fresca ci aveva confortato anche nei percorsi più scoperti, e questo era ripido, sì, ma quasi tutto nel bosco.

Mappa del sentiero

Più diretto di così!

Siamo anche partite abbastanza presto da non patire troppo il caldo durante la salita, ma poi si è fatto soffocante per tutto l’INTERMINABILE rientro. Tanto che neanche la propizia fontana incontrata subito alla fine del sentiero è stata sufficiente a rinfrescarmi veramente. Già da metà discesa il chiodo fisso era tuffarmi nelle fresche acque corroboranti del Soča.

Il primo tuffo però l’ho fatto in una pozza d’acqua trasparente nella forra alla confluenza tra il fiume Lepenica e il ruscello Šumnik, in val Lepena, che abbiamo deciso di visitare subito dopo la discesa dello Svinjak. Pur essendo ormai quasi tutto in ombra, non ho resistito al richiamo dell’acqua GELIDA, rischiando forse un coccolone, tanto ero ancora accaldata. Ma ne è valsa la pena. Dopo pochi secondi un’ondata di energia ha cancellato tutta la stanchezza e ogni cellula del mio corpo sprizzava euforia e ricordi patagonici.

Poi siamo andate a riposascorcio di montagna dall'isonzore le stanche membra in un cantuccio nascosto sulle rive del Soča, che per fortuna scorre dritto fino dentro al tramonto. MAGIA PURA.

Incredibile a dirsi: ho trascorso cinque fantastici giorni a Bovec senza nemmeno una pagaiata!

Non ci sono dubbi però, l’ultima parola la dice sempre il fiume.

Isonzo

L’acqua c’è ma non si vede!